Mese: Aprile 2020

Katia, servono nuove idee che mettano al centro le persone

Katia, servono nuove idee che mettano al centro le persone

“Il ‘nuovo mondo’ non potrà permettersi di discriminare persone e intelligenze, di lasciare indietro ceti sociali e popoli. Dovremo tutti rinnovarci”

Con Altrestorie abbiamo deciso di raccontare come sta vivendo la pandemia di coronavirus la nostra comunità Lgbtqi. Tanti volti, esperienze e riflessioni di attiviste/i, persone impegnate nel sociale, in politica, nelle lotte, nel web, artiste/i, e di tutta la splendida e variegata moltitudine che con le sue diversità da sempre anima la nostra comunità.

Abbiamo raccolto le riflessioni di Katia Caprerelli, brillante esperta di IT ed ex presidente del Roma Rainbow Choir.

Come stai vivendo questo periodo di quarantena? Come sono cambiati il tuo lavoro, le tue abitudini, le tue relazioni?  

Questo periodo faticoso per molti mi ha trovata fin troppo preparata. Sono abituata da tempo  sia a vivere da sola, che a lavorare in autonomia. Il mio stupore piuttosto è nella riconsiderazione di ciò  che è “privato” in tempi di distanziamento sociale. Proprio oggi che siamo tutti segregati  sono costretta ad arginare l’invadenza del mondo nel mio spazio . Dal datore di lavoro che presume di poter monopolizzare tutto il tuo tempo , alle amicizie che reclamano più presenza (sostegno)  virtuale di quanta ne reclamassero  prima (di persona).  

Katia Caprarelli, 54 anni, vive a Roma da circa 30 anni e da 25 anni lavora nell’IT come Full Stack Developer. È stata Presidente del Roma Rainbow Choir dal 2013 al 2015. “Single per amore della libertà”.

Il virus e le misure per contrastarlo hanno avuto un impatto enorme sulla socialità e anche sugli spazi di aggregazione lgbtqi, come associazioni, serate, locali, eventi culturali. Come ripartire, come saranno i prossimi mesi? 

Purtroppo non so immaginare un ritorno alla socialità reale in assenza di un vaccino o di una terapia che smorzi i danni  che questo virus può provocare. Presumo che gli spazi di aggregazione collettiva diventeranno sempre più virtuali. E i pride temporaneamente un nostalgico ricordo.

Ma proprio ora che la visibilità della nostra comunità scema, nonostante questa crisi colpisca ancor più forte le minoranze, credo che sia indispensabile rilanciare , facendo rete, un  movimento Lgbtqi+ che troppo spesso si è rilevato individualista, territoriale e frazionato. 

Oggi dobbiamo emergere, magari proprio offrendo il nostro punto di forza: la nostra visione di un mondo nuovo equo e sostenibile. Noi possiamo  e dobbiamo attivamente rilanciare un modello di società più moderna e inclusiva, approfittando dell’evidente fallimento dei teoremi sovranisti.  È questo il momento più fertile per guadagnare presenza e considerazione. Dovremo farci trovare pronti, anche al confronto.

Dopo quel che sta succedendo in Italia e nel mondo come ti immagini il futuro a livello politico, sociale ed economico? Quali conseguenze, rischi, ma anche nuove sfide o possibilità?  

Sono un’inguaribile ottimista. Vedo il tracollo di sistemi globali, il fallimento di paradigmi economici e penso che ora si possa solo riemergere con nuove idee, consapevolezze,  rinnovati equilibri  che rimettano finalmente al centro le persone con le loro peculiarità.

Stiamo imparando nel peggiore dei modi la più importante delle lezioni che questo pianeta potesse darci.  Che non siamo così differenti e invincibili. Che un confine non ci protegge da nulla. Che non c’è una razza superiore, un genere o un ceto sociale più forte di un altro. Non sarà immediato né semplice cambiare in meglio, e molti si faranno invece tentare da metodi bocciati anche dalla storia, ma alle volte si impara proprio perché non c’è altra via d’uscita.   

Infine qual è oggi secondo te la prospettiva che si apre nella lotta per i diritti e la liberazione sessuale?

Credo che  il “nuovo mondo” non potrà permettersi di fare a meno di nessun*,  di discriminare persone ed intelligenze,  di lasciare indietro popoli,  di esaltare falsi miti di progresso. Saremo tutti chiamati a rinnovarci,  anche io mi ritrovo a promettermi un futuro meno arrendevole. Certo dovremo  esporci singolarmente e collettivamente di più. Ma sarà tutto vissuto con l’entusiasmo di una festa di liberazione “dalla grande paura collettiva che annullò le altre”.   

Riniolo, rischiamo arretramento dei diritti e torsione autoritaria

Riniolo, rischiamo arretramento dei diritti e torsione autoritaria

Per il fondatore del Circolo Arci Sparwasser la condizione delle persone Lgbtqi continuerà a essere la cartina al tornasole della salute della democrazia

Con Altrestorie abbiamo deciso di raccontare come sta vivendo la pandemia di coronavirus la nostra comunità Lgbtqi. Tanti volti, esperienze e riflessioni di attiviste/i, persone impegnate nel sociale, in politica, nelle lotte, nel web, artiste/i, e di tutta la splendida e variegata moltitudine che con le sue diversità da sempre anima la nostra comunità.

Abbiamo deciso di sentire Filippo Riniolo, artista e attivista impegnato sin da giovanissimo nel movimento studentesco ed Lgbtqi, in cui ha animato l’esperienza di QueerLab. Da alcuni anni con altre compagne e compagni di strada ha fondato Sparwasser, vivace Circolo Arci del Pigneto a Roma.

Sparwasser, circolo Arci del Pigneto che avete fondato qualche anno fa, in breve è diventato un punto di riferimento della scena socio-culturale romana. Come state reagendo all’emergenza dettata dal coronavirus? Cosa avesse messo in campo?

Abbiamo lanciato Casa Pigneto. Una serie di azioni che hanno come obbiettivo il tenere insieme un territorio e la sua comunità. Sono oltre 250 i volontari attivi che fanno diverse cose: dalla consegna a domicilio della spesa agli anziani e persone con patologie, allo sportello lavoro e persino uno sportello psicologico.

Stiamo dando una mano alla nostra associazione più sociale “Nonna Roma” che è un banco alimentare e consenga cibo alle persone in difficoltà. Con l’esplosione dell’epidemia sono esplose nuove povertà e oggi consegna cibo gratuito a più di mille nuclei familiari. Farlo nel pieno rispetto delle norme igieniche è davvero un lavoro complesso e faticoso.

Filippo Rinolo, 34 anni, artista e militante Queer. Milanese, vive e lavora a Roma. Oggi è nel direttivo del Circolo Arci Sparwasser, di cui è stato presidente per i primi 3 anni. Siede nella Commissione nazionale cultura di Arci.

Poco prima che l’epidemia esplodesse avevate subito un grave furto e lanciato una campagna per ricominciare. Ora questa prolungata chiusura delle attività classiche che impatto sta avendo sulla vostra  associazione e su un quartiere, il Pigneto, che normalmente è ritrovo della movida romana? Come andate avanti? Pensi che le misure del Governo siano sufficienti?

La campagna di raccolta fondi è andata bene. Abbiamo centrato l’obbiettivo di ricomprare le attrezzature rubate e mettere in sicurezza il circolo. Perchè ti possono rubare un impianto, ma non una comunità. Sulla situazione dell’associazionismo il tema è complesso. I decreti del governo sono parziali ovviamente, ma un mese o due si possono reggere, il punto è la ripresa delle attività. Come faremo a fare assemblee, presentazioni di libri, feste e dibattiti, con il distanziamento sociale? Il problema più grave non è il presente, ma il futuro. ovviamente

Come stai vivendo questo periodo di quarantena? Come sono cambiati il tuo lavoro, le tue abitudini, le tue relazioni?

Sto dipingendo, molto. Ma a casa. Uscire e andare a studio è impossibile. Mi mancano i miei amici. Vederli. Stare con loro. Vivo con il mio coinqulino ed è l’unica persona che vedo da ormai un mese. Ma sono un tipo riflessivo e ho sempre passato tempi lunghi da solo. Per studiare e dipingere. Per cui reggo alla grande. Mi manca il giocare a calcio. La mia vera passione. Ho una voglia matta di indossare di nuovo le scarpette e tirare dei calci ad un pallone.

Il virus e le misure per contrastarlo hanno avuto un impatto enorme sulla socialità e anche sugli spazi di aggregazione lgbtqi, come associazioni, serate, locali, eventi culturali. Come ripartire, come saranno i prossimi mesi?

Questa è la vera incognita. Non conosciamo il virus. Non possiamo prevedere quando e come si riapriranno gli spazi di socialità. La comunità Lgbt ha da tempo un rapporto con le App e con la dimensione digitale. Anzi internet, secondo molta letteratura scientifica lgbt, ha determinato l’emersione di molte persone della nostra comunità, mostrando con un click che non erano sole.

Come ti immagini il futuro a livello politico, sociale ed economico? Quali conseguenze, rischi, ma anche nuove sfide o possibilità?

 Ci sono diversi fattori: il primo è il ritorno della politica sull’economia. Un ruolo che non aveva avuto negli ultimi 25 anni. Il primato dell’uomo sul denaro. Un valore molto di sinistra. Anzi il motivo stesso per cui la sinistra esiste. Il vero elemento che mi spaventa è la torsione autoritaria e digitale delle forme di governo. L’elogiare la “capacità” coercitiva del governo cinese. L’utilizzo della decretazione d’urgenza così a lungo. Il fatto che spariscano i partiti e rimangano solo le istituzioni. La torsione autoritaria è cominciata dall’inizio del 2000 (dal boom cinese per internderci) ma la pandemia ne accellera e accentua il processo.

Infine qual è oggi secondo te la prospettiva che si apre nella lotta per i diritti e la liberazione sessuale? 

Grande tema. Enorme. Il punto si riallaccia a quello che argomentavo prima. La natura della democrazia. Che non è dittatura della maggioranza ma tutela delle minoranze. Dei più deboli. Non è (solo) la libertà di votare ma sopratutto la libertà di essere ciò che si vuole, ciò che si sente.

Ne evinco due cose: la prima è che le condizioni di vita delle persone Lgbt continueranno ad essere la cartina al tornasole della salute della democrazia.

L’altra, più complessa, è che il movimento si troverà a lottare controcorrente rispetto alla storia. Mentre nella fase post 2000 c’è stata una generale avanzata delle istanze Lgbt, ad oggi potremmo avere un arretramento. Anche questo, a dire il vero, già riscontrabile nei Paesi che prima di altri hanno avuto questa torsione autoritaria: la Russia, l’Ungheria, la Turchia, solo per fare alcuni esempi.

Michael: torneremo a fare pride, più belli e colorati di prima

Michael: torneremo a fare pride, più belli e colorati di prima

Per il giovane avvocato umbro il covid ha rivelato le ingiustizie del liberalismo sfrenato. “Non facciamo i Gattopardi, ci vuole una nuova classe dirigente”

Con Altrestorie abbiamo deciso di raccontare come sta vivendo la pandemia di coronavirus la nostra comunità Lgbtqi. Tanti volti, esperienze e riflessioni di attiviste/i, persone impegnate nel sociale, in politica, nelle lotte, nel web, artiste/i, e di tutta la splendida e variegata moltitudine che con le sue diversità da sempre anima la nostra comunità.

Oggi abbiamo raccolto la testimonianza di Michael Crisantemi, attivista giovane ma già di lungo corso, avvocato, poeta e raffinato intellettuale. Ultimamente lo abbiamo visto impegnato nel movimento delle Sardine della sua città divenendone uno dei volti più riconoscibili.

Come stai vivendo questo periodo di quarantena? Come sono cambiati il tuo lavoro, le tue abitudini, le tue relazioni?

Più o meno come tutti, credo: mangiando, riposando, allenando il corpo e la mente per non impazzire. Leggo molto, ho ripreso a studiare, scrivo poesie e suono il pianoforte, mi cimento con scarsi risultati nel giardinaggio.

Ritengo che stiamo dando tutti/e una grande prova di resilienza e di attaccamento alla vita, doti che forse non sapevamo di avere così sviluppate.

Di tanto in tanto vado a studio (gli avvocati rientrano tra le professioni che possono svolgere ancora la loro attività lavorativa), ma, essendo chiusi i tribunali, non c’è molto da fare, sembra più di rincorrere il feticcio di una normalità che abbiamo (momentaneamente) perduto. Meglio stare a casa. Mi mancano molto i miei famigliari, gli amici, poter visitare una mostra o ascoltare un concerto, mi mancano le piccole abitudini che rendevano felici le nostre esistenze.

Forse la felicità è davvero nelle piccole cose. Riabbracceremo tutto ciò, occorre solo avere un po’di pazienza…

Michael Crisantemi, 32 anni, avvocato, segretario dell’Associazione Agedo Terni e membro dell’Avvocatura per i diritti LGBTI – Rete Lenford, vive nel piccolo borgo di San Gemini (TR), in Umbria, con il suo fidanzato e i suoi amati gatti Martino, Leone e Frida.

Il virus e le misure per contrastarlo hanno avuto un impatto enorme sulla socialità e anche sugli spazi di aggregazione Lgbtqi, come associazioni, serate, locali, eventi culturali. Come ripartire, come saranno i prossimi mesi?

Credo che la comunità LGBT abbia dimostrato in questi giorni un forte senso di responsabilità: per il bene di tutti/e noi sono state cancellate serate, eventi, si stanno annullando persino i pride. Era inevitabile e, allo stato, doveroso. Ma torneremo a riunirci, a festeggiare, a fare pride, più belli e colorati di prima, con l’orgoglio e lo spirito festante di sempre. Ritorneremo gradualmente alla normalità, rispettando ovviamente le indicazioni che ci verranno fornite dalle autorità competenti. Spero solo che questi giorni di riflessione portino ad una maggiore empatia e solidarietà anche all’interno delle nostre comunità.

Dopo quel che sta succedendo in Italia e nel mondo come ti immagini il futuro a livello politico, sociale ed economico? Quali conseguenze, rischi, ma anche nuove sfide o possibilità?
Michael Crisantemi

Temo fortemente l’immobilismo, cioè che dopo questa pandemia rimanga tutto com’era prima, in questo noi italiani siamo molto bravi (il Gattopardo docet). Il Covid 19 ha messo a nudo tutta l’inadeguatezza, le storture e l’ingiustizia del liberismo sfrenato e del capitalismo senza regole. Abbiamo bisogno di tornare ad un’economia più umana, che guardi al benessere di tutti i cittadini e alla sostenibilità ambientale. Spero che emerga una nuova classe dirigente che si orienti in tal senso, la precedente ha dato pessima prova di sé.

Infine qual è oggi secondo te la prospettiva che si apre nella lotta per i diritti e la liberazione sessuale?

Per quanto riguarda l’agenda LGBT italiana, prima che imperversasse il virus stavamo aspettando l’esame del ddl contro l’omofobia, mi pare un buon punto da dove ripartire: in Italia ne abbiamo davvero bisogno.

Mi piacerebbe che tornassimo a parlare seriamente di liberazione sessuale. Percepisco come urgente la liberazione del desiderio bisessuale, fortemente arretrata nel nostro Paese. Anche il concetto di coppia monogamica credo che andrebbe ridiscusso.

Il sogno è quello di una società che non discrimini e non giudichi le persone in base al proprio orientamento sessuale, in cui il desiderio sessuale sia veramente liber(at)o e che vada oltre gli steccati delle definizioni, delle caselle e degli inquadramenti. Abbiamo ancora molto da lavorare.

Ballarin, Si giocherà una partita sui corpi di tutt@. Anche sui nostri

Ballarin, Si giocherà una partita sui corpi di tutt@. Anche sui nostri

L’attivista trans ricorda come, appena ottenuti i pieni poteri, il presidente ungherese Orban, abbia promesso di rendere illegali i percorsi di transizione

Con Altrestorie abbiamo deciso di raccontare come sta vivendo la pandemia di coronavirus la nostra comunità Lgbtqi. Tanti volti, esperienze e riflessioni di attiviste/i, persone impegnate nel sociale, in politica, nelle lotte, nel web, artiste/i, e di tutta la splendida e variegata moltitudine che con le sue diversità da sempre anima la nostra comunità.

Dal 2000 ha “una realzione d’amore… e odio” con l’attivismo Lgbtqi, dal 2011 coordina SpoT, lo sportello trans della storica associazione torinese Maurice LGBT, molti lo ricorderanno anche nelle fila di NoVat e come portavoce del Pride Nazionale a Roma nel 2007.

Abbiamo sentito Christian Ballarin.

Come stai vivendo questo periodo di quarantena? Come sono cambiati il tuo lavoro, le tue abitudini, le tue relazioni? 

Immagino come molte altre persone. Dobbiamo attenerci a delle restrizioni e lo facciamo, non senza preoccupazione per il dopo. Io ho la fortuna di vivere in campagna per cui non mi sento soffocato in un appartamento, ma mi rendo conto di essere un privilegiato in questo momento. Il mio lavoro è fatto soprattutto di interazioni, di lavoro di gruppo e di scambio, per cui questa situazione mi limita molto. Proviamo a supplire con i mezzi tecnici ma è molto faticoso. Tutto è cambiato.

Faccio attivismo ormai da 20 anni (se ci penso mi sento vecchissimo), per cui le mie reti, le mie amicizie sono legate in gran parte a quel contesto, ci si tiene in contatto a distanza ma viene proprio meno quell’energia che è data da persone che si incontrano (e a volte scontrano).

Christian Ballarin, nato nel ’77 “con un altro nome e un altro corpo”, impiegato al Comune di Torino presso il Servizio LGBT, laureato al DAMS e appassionato di cinema. Impegnato nell’attivismo Lgbtqi dal 2000, dal 2011 coordina SpoT, lo sportello trans del Maurice GLBTQ di Torino.

Il virus e le misure per contrastarlo hanno avuto un impatto enorme sulla socialità e anche sugli spazi di aggregazione lgbtqi, come associazioni, serate, locali, eventi culturali. Come ripartire, come saranno i prossimi mesi? 
Christian con i/le compagni/e del Maurice LGBT

Io posso portare l’esperienze della mia associazione, in particolare dello sportello trans che gestisco. Gli spazi fisici hanno un grande valore di riconoscimento e autoriconoscimento, soprattutto per chi cerca modelli o risposte che altrove non trova.

Questa situazione mette a dura prova tutt@ e in particolare i soggetti meno tutelati . Noi cerchiamo di dare supporto a distanza, i cellulari dell’associazione sono sempre accesi, rispondiamo a mail e facebook, ma certo non è la stessa cosa. Molte persone che vengono allo sportello hanno bisogno di qualcuno che dica loro che tutto tornerà a posto, che il loro percorso di transizione riprenderà e che andrà tutto bene… Rassicuriamo loro per rassicurare noi stess@

Dopo quel che sta succedendo in Italia e nel mondo come ti immagini il futuro a livello politico, sociale ed economico? Quali conseguenze, rischi, ma anche nuove sfide o possibilità  

Non credo che andrà tutto bene. Molte persone stanno già pagando un prezzo altissimo a livello economico. Le emergenze danno la possibilità di mettere in campo misure drastiche che in contesti normali nessuno si sarebbe sognato di prendere. La domanda è se l’eccezione diventerà la regola. Credo stia a noi vigilare e attivarci in questo senso. Mi immagino che si aprirà una stagione di lotta molto intensa e spero che questa distanza fisica non ci abbia annichilito. Spero che la voglia di di riprenderci le nostre vite abbia la meglio.

Qual è oggi la prospettiva che si apre nella lotta per i diritti e la liberazione sessuale?  

Quello che temo è che si riproponga il solito claim: diritti sociali vs diritti civili. Io non credo a questa narrazione. Penso che ci siano momenti favorevoli o meno per le rivendicazioni ma non ci può essere una gerarchia. Anche qui starà alla nostra capacità saper unire le lotte perchè siamo sì persone Lgbbt+ ma siamo anche persone lavoratrici, malate, immigrate, disoccupate, sottopagate, ecc…

Si giocherà una partita importante, sui corpi di tutt@ e anche sui nostri. Se pensiamo che una delle prime cose che ha fatto Orban dopo essersi preso pieni poteri è promettere di rendere illegali i percorsi di transizione, questo ci dice molto dei pericoli che stiamo correndo.

Roberta, la nostra è sempre più la lotta di tutti

Roberta, la nostra è sempre più la lotta di tutti

“Il timore di nuovi muri, o di imposizioni sempre più forti. La speranza è che tutto questo ci renda più disposti alla cura ed al rispetto reciproco”

Con Altrestorie abbiamo deciso di raccontare come sta vivendo la pandemia di coronavirus la nostra comunità Lgbtqi. Tanti volti, esperienze e riflessioni di attiviste/i, persone impegnate nel sociale, in politica, nelle lotte, nel web, artiste/i, e di tutta la splendida e variegata moltitudine che con le sue diversità da sempre anima la nostra comunità.

Discreta, infaticabile, sempre sorridente animatrice culturale della scena Lgbtqi romana, il cui impegno spazia dal Gay Village, all’associazionismo, al teatro, Roberta Savona ha aderito col suo incofondibile entusiasmo al nostro progetto rispondendo alle nostre domande.

Come stai vivendo questo periodo di quarantena? Come sono cambiati il tuo lavoro, le tue abitudini, le tue relazioni?

Non posso lamentarmi. Non posso e non devo farlo, perché in fondo c’è sempre chi starà peggio. Per questo motivo posso dire che questa quarantena la sto vivendo bene, guardando il bicchiere mezzo pieno (forse perché pieno davvero, ma non specifichiamolo ulteriormente). Ne approfitto per stare a casa e riposare, dedicandomi alle mie tante (troppe) passioni, come il disegno che non riuscivo mai a riprendere, e così vado avanti un giorno dopo l’altro, cercando di non litigare troppo con il telefono e non soccombere alle videochiamate moleste. Cerco di godermi il buono di tutto questo, amore compreso, non pensando al lavoro che in questo momento, per il mio settore, è del tutto inesistente. Lavorando maggiormente con i teatri, al momento non s’intravede luce e chi come me fa parte degli addetti ai lavori del settore, sa bene che il nostro è uno di quei micro mondi che tornerà a vivere molto più tardi di tanti altri.  

Roberta Savona, 34 anni, ufficio stampa e giornalista pubblicista. Collabora con diverse testate tra cui Il Messaggero e si occupa soprattutto di teatro e spettacolo. Pugliese, vive a Roma dal 2010.
Dal 2012 fino al 2018 è stata addetta stampa del Gay Village, insieme alla sua socia Carla Fabi.
Dallo stesso anno collabora con l’associazione Di’Gay Project e, all’occorrenza, con altre associazioni arcobaleno per la diffusione di comunicazione tematica e l’organizzazione di eventi per la promozione e la diffusione della cultura Lgbtqi. Dal 2010 convive ed è legata sentimentalmente alla persona più importante della sua vita.

Il virus e le misure per contrastarlo hanno avuto un impatto enorme sulla socialità e anche sugli spazi di aggregazione lgbtqi, come associazioni, serate, locali, eventi culturali. Come ripartire, come saranno i prossimi mesi?

Il futuro, come il rimedio, stanno nel mondo altro, quello online. Seppur diretta esponente del settore, la cosa non mi strappa certo un sorriso di speranza. Fatico ad immaginare locali ed eventi culturali sulla rete. La chiave potrebbe essere nel ricalcolo delle dimensioni e degli spazi. Locali a norma ed investimenti mirati per la rivalutazione degli spazi, dimenticando tavoli in miniatura e luoghi angusti. E poi maggiori controlli agli ingressi per le sale da ballo – penso ai termometri degli aeroporti per esempio – e magari, la creazione di una app dedicata, in cui ognuno di noi può capire a chi e a che cosa va incontro varcando la soglia di un club o di un teatro. Ciò che più mi terrorizza è il pensiero di andare al cinema o ad una prima con la mascherina indosso, ma se questo è il futuro, non possiamo far altro che edulcorarlo con mezzi appropriati che facilitino a tutti la praticabilità degli spazi comuni. Ne va della nostra sopravvivenza.

Dopo quel che sta succedendo in Italia e nel mondo come ti immagini il futuro a livello politico, sociale ed economico? Quali conseguenze, rischi, ma anche nuove sfide o possibilità?
Roberta con l’amica e socia Carla Fabi

Con questa crisi in atto il timore di nuovi e più alti muri, o di imposizioni e divieti sempre più forti, è dietro l’angolo. L’altra faccia della medaglia è la speranza che tutto questo ci renda più consapevoli e più disposti alla cura ed al rispetto reciproco. Le grandi crisi sono momenti di redenzione e subito dopo, di grande costruzione. Io auspico un ritorno alla normalità ben più forte di quello di un’Italia post guerra mondiale. In questi giorni stiamo imparando la grande possibilità che ci vien data dal “fare del bene”. Esser disponibili l’un l’altro è la chiave per creare continue e più produttive sinergie. Ma questo è un pensiero che mi accompagna sin da prima della pandemia. L’Italia può farcela. Siamo il Paese più bello (e tra i più forti) del mondo.

Infine qual è oggi secondo te la prospettiva che si apre nella lotta per i diritti e la liberazione sessuale?

La nostra lotta è sempre più la lotta di tutti. Le nuove generazioni nascono e crescono con genitori più consapevoli e dalle vedute ben più ampie dei nostri genitori e dei nostri nonni. Tuttavia non sarà mai finita fino a che la nostra sessualità sarà un tratto distintivo del nostro essere. Non siamo gay, lesbiche o eterosessuali. Siamo persone, una uguale all’altra. Per tanto continuerò a scendere in piazza fino a che il mio esser mascolina o sessualmente non inquadrata sarà riconosciuto prima ancora del mio essere Roberta