AltreStorie

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Premessa

L’emergenza sanitaria legata al COVID-19 ha in pochissimo tempo sconvolto le vite e le abitudini di miliardi di persone nel mondo e di 60 milioni di italiane e italiani. Le disposizioni delle autorità, con la chiusura delle scuole e di tutte le attività e i servizi ritenuti non indispensabili, le inedite e durissime misure di distanziamento sociale e di costrizione della libertà di movimento sul territorio che ci hanno costretto a casa, la rivoluzione dell’organizzazione del lavoro, improvvisamente diventato “agile” o “smart” ovunque possibile, e l’enorme pressione su chi, invece, deve continuare a tenere in piedi il fronte delle corsie ospedaliere e di tutti i servizi e le filiere che non possono fermarsi, o di chi il lavoro rischia di perderlo o lo ha perso, hanno avuto un impatto senza precedenti per profondità, estensione e rapidità praticamente a ogni livello della società.

Questo si aggiunge al fardello già pesante di un’epidemia che sta picchiando duramente con già oltre 20.000 vittime e 150.000 persone contagiate accertate nel nostro Paese e il sistema sanitario, in particolare nelle regioni più colpite, ai limiti della sopportazione.

L’inevitabile impatto economico e sociale, nonostante i provvedimenti tampone, rischia di prolungare i suoi pesanti strascichi per mesi a venire, soprattutto per le persone più fragili, su chi dovesse perdere il lavoro, per chi, magari, lavorava in nero, sulla popolazione carceraria, su tanti piccoli professionisti, precari, famiglie che non riescono più a coprire i costi dell’affitto o del mutuo.

La nostra comunità

In questo quadro la nostra comunità LGBTQI si trova immersa e coinvolta pienamente.  Come tutte e tutti, infatti, stiamo vivendo queste settimane per lo più dalle nostre case con i luoghi di aggregazione, le associazioni, le iniziative culturali, le serate tutte chiuse. E una stagione dei pride, quella alle porte, quanto meno in forse, con molti appuntamenti già cancellati o rimandati sine die.

Una distanza fisica a cui non siamo abituati e a cui cerchiamo di sopperire con le tecnologie, gli aperitivi via Skype, i servizi di supporto che restano aperti, lo scambio di ricette e foto di manicaretti, di consigli su film o serie tv da guardare, e magari commentare assieme in video call, lo scambio di meme ironici o di info sull’epidemia che, per quanto utili, non riescono a colmare il bisogno della condivisione fisica degli spazi, dell’incontro, dell’abbraccio.

AltreStorie, il progetto

Allora ci siamo chiesti come stanno vivendo le persone LGBTQI questi giorni? Come sta rispondendo la comunità arcobaleno con la sua tradizionale capacità di resilienza, di adattamento e di reagire anche alle sfide più difficili? Quali prospettive, quali opportunità, quali rischi e quali sfide si aprono nella lotta per i diritti e per la liberazione sessuale in generale nei prossimi mesi e anni?

Abbiamo pensato di chiederlo a tante attiviste e attivisti, artisti, persone impegnate nel sociale, sul web, nella politica, ma anche a tutta la splendida e variegata moltitudine che con le sue diversità da sempre anima la nostra comunità.

Vogliamo sin da ora ringraziare quante e quanti hanno voluto aderire alla nostra idea accettando di partecipare a questa piccola, ma speriamo utile, iniziativa. E vogliamo invitare tutte e tutti voi a contribuire: se pensate che la vostra sia un’altra storia, o conoscete un’altra storia, che possa arricchire la galleria che proponiamo scriveteci a info@altrestorie.net spiegandoci brevemente il perché.

Ecco il nostro modo di reagire, di confrontarci, di aprire nuove porte e di farci sentire in qualche modo unite/i, in settimane in cui fisicamente siamo costrette/i alla distanza e all’isolamento. E soprattutto di guardare già al prossimo futuro con speranza e consapevolezza.

Perché questa crisi non sia solo un grande fardello da sopportare al meglio ma possa diventare anche un momento utile di riflessione e crescita e ci possa trovare pronte e pronti a raccogliere le sfide e le opportunità che inevitabilmente ci porterà.