Katia, servono nuove idee che mettano al centro le persone

Katia, servono nuove idee che mettano al centro le persone

“Il ‘nuovo mondo’ non potrà permettersi di discriminare persone e intelligenze, di lasciare indietro ceti sociali e popoli. Dovremo tutti rinnovarci”

Con Altrestorie abbiamo deciso di raccontare come sta vivendo la pandemia di coronavirus la nostra comunità Lgbtqi. Tanti volti, esperienze e riflessioni di attiviste/i, persone impegnate nel sociale, in politica, nelle lotte, nel web, artiste/i, e di tutta la splendida e variegata moltitudine che con le sue diversità da sempre anima la nostra comunità.

Abbiamo raccolto le riflessioni di Katia Caprerelli, brillante esperta di IT ed ex presidente del Roma Rainbow Choir.

Come stai vivendo questo periodo di quarantena? Come sono cambiati il tuo lavoro, le tue abitudini, le tue relazioni?  

Questo periodo faticoso per molti mi ha trovata fin troppo preparata. Sono abituata da tempo  sia a vivere da sola, che a lavorare in autonomia. Il mio stupore piuttosto è nella riconsiderazione di ciò  che è “privato” in tempi di distanziamento sociale. Proprio oggi che siamo tutti segregati  sono costretta ad arginare l’invadenza del mondo nel mio spazio . Dal datore di lavoro che presume di poter monopolizzare tutto il tuo tempo , alle amicizie che reclamano più presenza (sostegno)  virtuale di quanta ne reclamassero  prima (di persona).  

Katia Caprarelli, 54 anni, vive a Roma da circa 30 anni e da 25 anni lavora nell’IT come Full Stack Developer. È stata Presidente del Roma Rainbow Choir dal 2013 al 2015. “Single per amore della libertà”.

Il virus e le misure per contrastarlo hanno avuto un impatto enorme sulla socialità e anche sugli spazi di aggregazione lgbtqi, come associazioni, serate, locali, eventi culturali. Come ripartire, come saranno i prossimi mesi? 

Purtroppo non so immaginare un ritorno alla socialità reale in assenza di un vaccino o di una terapia che smorzi i danni  che questo virus può provocare. Presumo che gli spazi di aggregazione collettiva diventeranno sempre più virtuali. E i pride temporaneamente un nostalgico ricordo.

Ma proprio ora che la visibilità della nostra comunità scema, nonostante questa crisi colpisca ancor più forte le minoranze, credo che sia indispensabile rilanciare , facendo rete, un  movimento Lgbtqi+ che troppo spesso si è rilevato individualista, territoriale e frazionato. 

Oggi dobbiamo emergere, magari proprio offrendo il nostro punto di forza: la nostra visione di un mondo nuovo equo e sostenibile. Noi possiamo  e dobbiamo attivamente rilanciare un modello di società più moderna e inclusiva, approfittando dell’evidente fallimento dei teoremi sovranisti.  È questo il momento più fertile per guadagnare presenza e considerazione. Dovremo farci trovare pronti, anche al confronto.

Dopo quel che sta succedendo in Italia e nel mondo come ti immagini il futuro a livello politico, sociale ed economico? Quali conseguenze, rischi, ma anche nuove sfide o possibilità?  

Sono un’inguaribile ottimista. Vedo il tracollo di sistemi globali, il fallimento di paradigmi economici e penso che ora si possa solo riemergere con nuove idee, consapevolezze,  rinnovati equilibri  che rimettano finalmente al centro le persone con le loro peculiarità.

Stiamo imparando nel peggiore dei modi la più importante delle lezioni che questo pianeta potesse darci.  Che non siamo così differenti e invincibili. Che un confine non ci protegge da nulla. Che non c’è una razza superiore, un genere o un ceto sociale più forte di un altro. Non sarà immediato né semplice cambiare in meglio, e molti si faranno invece tentare da metodi bocciati anche dalla storia, ma alle volte si impara proprio perché non c’è altra via d’uscita.   

Infine qual è oggi secondo te la prospettiva che si apre nella lotta per i diritti e la liberazione sessuale?

Credo che  il “nuovo mondo” non potrà permettersi di fare a meno di nessun*,  di discriminare persone ed intelligenze,  di lasciare indietro popoli,  di esaltare falsi miti di progresso. Saremo tutti chiamati a rinnovarci,  anche io mi ritrovo a promettermi un futuro meno arrendevole. Certo dovremo  esporci singolarmente e collettivamente di più. Ma sarà tutto vissuto con l’entusiasmo di una festa di liberazione “dalla grande paura collettiva che annullò le altre”.   


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